Trattare la fertilità con l’aiuto della medicina allopatica (ndr medicina tradizionale) non è mai una scelta semplice. Tutti i farmaci sono potenzialmente pericolosi e hanno delle controindicazioni da tenere presente. Oltre alle conseguenza fisiche bisogna altresì pensare a quelle psicologiche e non prendere questa decisione alla leggera.
Se stai avendo difficoltà a rimanere incinta e hai deciso di seguire la via della medicina tradizionale, come primo step dovrai rivolgerti al tuo medico di fiducia esperto in fertilità. Lui chiederà a te e al tuo partner di effettuare un check-up. Questo esame potrebbe includere un controllo alle tube di falloppio (per valutare se sono ostruite o meno) ed un’analisi dello sperma (spermiogramma ed esame colturale) oltre ad analisi del sangue approfondite. Se questi test determineranno che il problema riscontrato è quello che la donna non ovula per via della PCOS sono disponibili 3 opzioni per affrontare la situazione. E’ importante sapere che tutti questi “interventi” sono indicati (e funzionano anche meglio) se la donna in questione non è obesa. L’obesità è una patologia ed è riscontrata nei soggetti il cui BMI è pari o superiore a 30 (significa che 1/3 del peso corporeo è formato da grasso). Una perdita di peso anche moderata può incrementare l’esito di questi trattamenti.
CLOMIFENE CITRATO:
La prima linea di trattamento è il clomifene citrato, che stimola le ovaie a rilasciare uno o più ovuli. Il clomifene citrato induce l’ovulazione in circa l’80% delle donne con la PCOS e circa il 50% di queste donne rimane incinta (dato rilevato entro i primi 6 mesi di trattamento). Nelle donne che assumono questo farmaco l’ovulazione può essere confermata solo se il ciclo è stato correttamente monitorato (stick di ovulazione, temperatura basale, osservazione del muco, analsi del sangue e controllo ecografico sono i metodi più efficaci, soprattutto se integrati l’uno all’altro). Se la prima dose prescritta di clomifene citrato non dovesse funzionare il medico valuterà se è il caso di incrementare la stessa. Alcuni studi (*) hanno dimostrato che la metformina associata al clomifene citrato possono aiutare una donna affetta da PCOS ad ovulare. Un altro studio (**) ha dimostrato che la metformina potrebbe prevenire il rischio di aborto nel primo trimestre. Nonostante a molte donne incinte venga somministrata la metformina, ci teniamo a ricordare che ancora oggi non è stata dimostrata la certezza di questo farmaco in termini di controindicazioni a lungo termine, di conseguenza riflettete bene prima di assumerlo. La metformina contribuisce all’aumento dell’omocisteina e l’incremento di questa può a sua volta incrementare il rischio di aborto.
TERAPIA CON LE GONADOTROPINE:
Questo trattamento medico è indubbiamente più aggressivo rispetto all’uso del clomifene citrato e si tratta di assumere appunto gonadotropine (LH e FSH). L’FSH (ormone follicolo stimolante) è usato senza LH (ormone luteinizzante) per le donne con PCOS ed è dato da assumere tramite iniezioni per 7-10 o più giorni. Questo farmaco induce l’ovulazione in quasi tutte le donne affette da PCOS e porta ad una gravidanza quasi nel 60% dei casi. Tuttavia questi farmaci, oltre ad avere numerosissime controindicazioni, sono molto costosi. Possono inoltre portare una donna ad avere un’iperstimolazione delle ovaie e produrre gravidanze multiple in quanto più ovuli saranno rilasciati e potranno essere fertilizzati nello stesso momento.
CHIRURGIA OVARICA:
Questo intervento è usato come ultima istanza nel trattamento dell’infertilità in donne affette da PCOS. Può risultare molto efficace nelle donne che non rispondono alle altre terapie. Questa operazione viene effettuata in via laparoscopica. Viene inserito uno strumento nell’addome della donna, fino a raggiungere le ovaie. A quel punto si danneggiano le ovaie stesse in 2 modi (distruzione dello stroma ovarico): o meccanicamente e quindi a freddo oppure termicamente e quindi a caldo. Questo danno riduce i livelli di androgeni nelle ovaie e nel corpo portando a maturazione dei follicoli e quindi al rilascio degli ovuli. Le donne affette da PCOS hanno dall’80 all’87% di chance di rimanere incinte dopo questo intervento. Normalmente questo intervento fa ricomparire anche le mestruazioni per diversi mesi dopo di esso. C’è da considerare che questo intervento non è assolutamente privo di rischi (come tutti gli interventi chirurgici). E’ meno efficace nelle donne in sovrappeso e può portare alla formazione di aderenze, perdita di uno o entrambe le ovaie, infezioni ecc.
Ricordiamo anche che gli effetti di questo intervento a lungo termine non si conoscono. Gli ultimi studi ci portano a credere che possa portare ad una menopausa precoce.
(*) Qublan, H et al. “Metformin in the treatment of clomiphene citrate-resistant women with high BMI and primary infertility: clinical results and reproductive outcome”, J Obstet Gynaecol. 2005 Jan; 25 (1): 55-9. Heard, M.J. et al., “Pregnancies following use of metformin for ovulation induction in patients with PCOS”, Fertil Steril 2002, 77 (4):669-73. E’ stato condotto uno studio su 48 donne con PCOS e infertilità al Baylor College of Medicine. Prima gli è stata somministrata della metformina e 19 di queste hanno ricominciato a mestruare ed ovulare. 10 delle altre hanno avuto bisogno di integrare il clomifene citrato alla metformina per poter ovulare. 20 donne su 48 (42%) sono rimaste incinte, 7 di loro hanno abortito.
(**)Jakubowicz, D.J. et al., “Effetcs of metformin on early pregnancy loss in the PCOS”, J Clin Endocrinol Metab, 2002, 87 (2): 524-9. Ricerca dall’ospedale venezuelano di Caracas dove sono state osservate 65 donne a cui è stata somministrata la metformina durante la loro gravidanza e 31 a cui non è stata somminastrata. L’aborto entro le 12 settimane di gestazione nel gruppo che assumeva il glucophage è stato dell’8,8% contro il 41,9% nelle donne che non assumevano il farmaco.